Peggio del protezionismo c’è solo il protezionismo maccheronico: il governo introduce l’indicazione obbligatoria di origine del grano per la pasta. Non un buon affare e qui si spiega il perché.
Peggio del protezionismo c’è solo il protezionismo maccheronico.
Il primo promuove la prosperità economica attraverso la protezione dell’identità e della produzione nazionale limitando o addirittura evitando gli scambi commerciali e la contaminazione culturale, negando di fatto la società aperta.
Il secondo, invece, usa la retorica protezionista per favorire interessi corporativi più o meno ristretti, di bottega, danneggiando non solo la libera iniziativa ma anche il più ampio interesse nazionale.
Nel 1925 l’Italia fascista diede vita alla Guerra del Grano. Mussolini ambiva a sfamare gli italiani e a raggiungere l’autosufficienza alimentare incentivando la produzione di grano. Protezionismo.
Oggi, un secolo più tardi, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina in compagnia del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda promuovono una nuova battaglia del grano, introducendo l’indicazione obbligatoria di origine del grano per la pasta. I due ministri vogliono promuovere la trasparenza ed indirettamente il Made in Italy, cioè il grano italiano. Purtroppo finiscono per tradire entrambe, creando un bel pasticcio. Protezionismo maccheronico.
Forse è proprio questo che i due ministri cercano: promuovere un’iniziativa che è destinata a fallire per cause esterne (Ue, cause civili, etc.). Così facendo si accontentano i coltivatori illudendoli e non si scontentano i produttori di pasta lasciando fallire la riforma. È ormai una linea di condotta priva di qualsiasi ambizione che rispecchia la tattica per la sopravvivenza di questo governo: “noi ci abbiamo provato, ma purtroppo è andata male”.
Leggi l’articolo completo su Tempi.it: La nuova battaglia del grano.