Paternalismo senza colori: il fallimento del modello australiano, una lezione per l’UE

La legge australiana sul plain packaging compie 5 anni. Sui pacchetti di sigarette è vietato riprodurre qualsiasi logo che non sia il nome del marchio a caratteri e dimensioni stabilite dalla legge. Ma in 5 anni, non ci sono stati cali significativi nel consumo di tabacco, e il contrabando è aumentato. 

La legge australiana sul plain packaging compie 5 anni. Infatti, dal 1 dicembre del 2012 sui pacchetti di sigarette è vietato riprodurre qualsiasi logo che non sia il nome del marchio a caratteri e dimensioni stabilite dalla legge.

Le lobby sul controllo del tabacco hanno affermato, e continuano ad affermare, che a determinare un miglioramento per la salute pubblica possa contribuire proprio la grafica dei pacchetti di sigarette. Senza alcun costo per l’industria del tabacco, ovviamente. Tuttavia:

  • Non esiste alcuna riprova del fatto che il pacchetto neutro abbia raggiunto (o possa raggiungere) benefici per la salute pubblica;
  • È un’azione sproporzionata, ingiustificata e non necessaria;
  • Ha ampie conseguenze negative;
  • Viola i diritti di proprietà intellettuale.

Chiedetelo a qualsiasi fumatore. I consumatori non scelgono le sigarette sulla base della confezione quanto sulla base del marchio, identificando così le differenze tra i prodotti.

Passati 5 anni, è arrivato il momento di fare un bilancio. La misura del pacchetto neutro sta funzionando in Australia? No.

Il Governo australiano, ogni tre anni, raccoglie dati sul tabagismo, come parte dello studio National Drug Strategy Household Survey (NDSHS). L’ultima rilevazione risale al 2016 e, senza grandi sorprese, non è stato segnalato un calo statisticamente significativo nel consumo giornaliero di tabacco tra il 2013 (12,8%) e il 2016 (12,2%). Anzi, per la prima volta in 23 anni il consumo di tabacco non è diminuito.

Quindi, su quali basi si può sostenere che il pacchetto neutro contribuisca alla salute pubblica se dalla sua introduzione il consumo di tabacco è rimasto pressoché invariato?

Tuttavia, se la legge sui pacchetti non ha ottenuto grandi riscontri nel suo obiettivo primario, ha comunque raggiunto il grande risultato di incrementare di quasi il 30% il mercato del contrabbando di sigarette, e questo solo nel biennio 2012-2014. Ad oggi, il volume del contrabbando di sigarette rappresenta il 13,9% del tabacco consumato in Australia, facendo perdere alle casse dello stato circa 1,6 miliardi di $ in entrate fiscali ogni anno (KPMG Report – Illicit Tobacco in Australia, 2016).

Dati alla mano, la legge sul plain packaging non ha fatto altro che incoraggiare il mercato nero.

Infatti, quando tutti i pacchetti si assomigliano, i consumatori sono meno consapevoli delle differenze che sussistono tra una marca e l’altra. È fenomeno noto che prende il nome di commoditisation, e che porta il consumatore a dare la priorità al prezzo di un prodotto piuttosto che alle sue caratteristiche qualitative. Un’isola felice per il contrabbando che, evadendo il fisco e non dovendo sottostare agli stantard qualitativi, può permettersi di mantenere basso il prezzo delle sigarette.

Oltre ad avere terribili ripercussioni sulla salute pubblica, il fermento del mercato nero di sigarette ha delle ripercussioni enormi sulle entrate fiscali, sul commercio e sulla sicurezza pubblica. Un aumento del consumo di tabacco illegale avvantaggia la criminalità, propagando a macchia d’olio altre forme nefande di illegalità.

Il caso australiano è l’esempio cristallino di come una politica fallimentare possa incoraggiare il crimine, senza che nessuno se ne assuma le responsabilità.

Regolamentare il settore del tabacco in modo appropriato:

  • Consente alle industrie di competere in modo equo;
  • Protegge la salute dei consumatori;
  • Stimola l’economia.

A livello globale, il tabacco illecito priva i governi di $ 40 miliardi all’anno.

I diritti di proprietà sono una componente essenziale in un’economia di mercato libera e concorrenziale. Un pacchetto bianco, neutro ed uniforme inibisce la competizione delle aziende che operano legalmente nel settore e priva i consumatori della possibilità di fare delle scelte sulla base di informazioni chiare.

Il caso australiano ha creato un pericoloso precedente negativo in termini di difesa dei diritti di proprietà intellettuale.

Si vuole affrontare seriamente il tema del consumo del tabacco? Bene, ma che si faccia con misure meno restrittive, più mirate e proporzionate.

Perché l’effetto domino è dietro l’angolo: oggi a venire danneggiati sono i produttori di sigarette, domani potrebbero essere quelli dell’alcol o dello zucchero.

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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