Per fare un olio ci vuole un seme (o un frutto). Gli oli spiegati bene (2)

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Ritorna la rubrica sugli oli del prof. Dario Bressanini, Chimico dell’Università degli Studi dell’Insubria.

Altre culture hanno sfruttato i grassi dagli animali che avevano a disposizione. Persino da mammiferi marini come le foche o le balene. Più spesso però la fonte di grassi alimentari è stata, ed è tutt’ora, di tipo vegetale. Molti oli vegetali sono usati fin dall’antichità: nel bacino mediterraneo l’olio di oliva e in asia l’olio di sesamo per esempio.

Prima di proseguire vi ricordo che userò i termini “oli” e “grassi” in modo intercambiabile: gli oli sono grassi solitamente liquidi a temperatura ambiente.

Possiamo distinguere gli oli a seconda della loro origine. Ve ne sono alcuni che vengono prodotti a partire da frutti. L’olio di oliva è l’esempio a noi più noto, ma anche l’olio di palma appartiene a questa categoria e così l’olio di cocco. Una caratteristica dei frutti è di contenere una buona percentuale di acqua e di essere facilmente deperibili. Per questo motivo gli oli da frutti sono solitamente estratti vicino ai luoghi di raccolta, per evitare un deterioramento delle qualità dell’olio.

Leggi l’articolo completo sul blog di Bressanini, online su www.blogautore.espresso.repubblica.it

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