Crisi di Governo: inizio positivo ma la partita resta lunga

Una larga maggioranza di senatori (56,2%) ha respinto le richieste della destra sovranista di votare il 14 agosto la sfiducia a Conte. È positivo perché il drastico accelerare (senza precedenti) sarebbe stato un aiuto robusto alla concezione sovranista, dell’emozionare per far parere semplici le soluzioni al convivere tra diversi. È avvenuto perché, sotto la spinta della sinistra e dei gruppi minori, l’incerto PD ha rimesso i piedi per terra limitandosi per ora a quanto in discussione trascurando il mitico sogno del rappresentare la maggioranza degli elettori.

Peraltro, il confronto con la destra sovranista incombe sempre. Non solo perché il 20 agosto Conte parlerà in Senato e il giorno dopo alla Camera, in risposta alla mozione di sfiducia della Lega (senza che per forza si voti, come volevano i sovranisti). Ma anche perché respingere l’assalto della Lega è condizione necessaria ma non sufficiente per risolvere i disagi degli italiani e le problematiche istituzionali.

Il nodo reale sta nel mostrare che il Parlamento ha una effettiva maggior capacità rispetto al sovranismo di corrispondere agli indirizzi avuti per governare. Una capacità, è ovvio, coerente con il Parlamentarismo a passo a passo del liberalismo, cioè rispettosa delle regole esistenti, e non con quello del sovranismo, che enuncia il nuovo per il nuovo garantito dal capitano solo al comando (anche a costo di calpestare le regole, come quando accetta di votare la riduzione di 345 parlamentari, purché poi si vada subito al voto; dimostrando o che non conosce l’impedimento costituzionale a farlo oppure che propende all’inganno).

Questo tipo di capacità, in una situazione come l’attuale, rende molto improbabile, se non esclude, che si arrivi a formare un governo di legislatura tra gruppi politici con progetti assai differenti. E viceversa consente di affrontare due questioni di rilievo, la riduzione dei parlamentari (magari con il rendere più proporzionale la legge elettorale, visto che l’effetto maggioritario deriva dalla riduzione del numero degli eletti) e l’adozione della prossima manovra di bilancio secondo i bisogni italiani e nel rispetto delle regole UE. I tempi della crisi competono al Presidente Mattarella ma è chiaro che un governo con questo scopo avrebbe la stessa maggioranza (salvo Forza Italia) che a luglio ha eletto il nuovo Presidente della Commissione Europea e dunque non sarebbe contrapposto all’UE:

Infine, un governo così sarebbe un nuovo sviluppo del voto del 4 marzo 2018, quando i cittadini cacciarono chi aveva governato escludendoli. La sfiducia a Conte dei sovranisti ha posto fine alla soluzione di allora e proposto il ritorno al passato. Un governo con obiettivi limitati ma incisivi sarebbe una nuova risposta ai bisogni dei cittadini senza restaurare le élite. La necessaria presenza del M5S, fautore del cambiare (anche se non ha la cultura e l’esperienza di come farlo), sarebbe una garanzia che il voto del 4 marzo continua a produrre effetti.

 

Raffaello Morelli

Raffaello Morelli, politico e autore liberale fin dall'epoca del PLI (e tutt'ora). E' stato dirigente nazionale di diverse associazioni liberali, ha svolto anche i ruoli di Consigliere Comunale a Livorno, Consigliere Regionale a Firenze e vice presidente della SACIS spa, redigendo migliaia di interventi e scritti politico culturali.

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