L’UE vuole ritirare i medicinali dal mercato

L’Europa dei tecnocrati riesce sempre a scontentare tutti. A partire da maggio 2020, i produttori e le aziende che mettono sul mercato dispositivi medici e farmaci di ogni tipo (dai farmaci generici ai macchinari più sofisticati) vedranno inasprirsi l’attuale regime di registrazione e certificazione con una supervisione più stretta da parte dei governi. Questa regolamentazione, avviata nel 2017, vorrebbe tutelare i consumatori europei da potenziali dispositivi difettosi e diminuire la probabilità che si verifichino problemi con i medicinali in commercio. Purtroppo finirà per penalizzare l’innovazione, le aziende e gli stessi consumatori.

Il problema principale della nuova normativa consiste nel fatto che alle aziende, operanti nel settore sanitario, servirà molto più tempo per poter immettere un prodotto sul mercato, dovendo seguire rigidi e macchino si protocolli di certificazione e sperimentazione sui quali i i governi e le istituzioni europee avranno maggiore controllo. Non solo. Questi obblighi di certificazione coinvolgeranno anche i prodotti già immessi sul mercato precedentemente all’entrata in vigore dei maggiori oneri di registrazione.

Quest’ultimo aspetto è potenzialmente il più dannoso per le aziende e, soprattutto, i cittadini. Molti dei medicinali maggiormente utilizzati da centinaia di migliaia di persone rischiano di essere ritirati dagli scaffali, prima di poter essere certificati di nuovo. Allo stesso modo, nuovi macchinari e tecnologie all’avanguardia potrebbero non vedere mai la luce. Inoltre, eventuali colli di bottiglia nella certificazione dei nuovi prodotti, specialmente quelli più innovativi e per pazienti con malattie particolari, possono causare ritardi nell’accesso per i pazienti che ne hanno maggiormente bisogno. È bene ricordare che nel mercato europeo ci sono circa mezzo milione di medicinali e macchinari realizzati da più di 27.000 aziende, e tutti dovranno passare un esame da parte di un organismo autorizzato per rimanere disponibili.

L’innovazione in campo sanitario è assai costosa, come è risaputo, e ostacolarne l’avanzamento per motivi burocratici è l’ennesima dimostrazione che le istituzioni ignorino consapevolmente le necessità del settore privato. Per quale motivo? Per seguire alcune piccole lobby, cercare di recuperare il consenso perduto negli anni verso i consumatori ed estendere i tentacoli del proprio potere di controllo e regolamentazione.

Così facendo, però, creeranno solamente problemi a tutti. Ai consumatori che, secondo quanto sostenuto anche da Nicola Bedlington, segretario generale dell’European Patients’ Forum, rischiano di non trovare più alcuni medicinali di primaria importanza e di non poter beneficiare di quelli più innovativi. Alle aziende che potrebbero vedere miliardi di investimenti e anni di sperimentazione andare in fumo o rallentare bruscamente a causa dei maggiori oneri burocratici. All’innovazione che per essere sviluppata necessita di meno ostacoli e più libertà.

Ancora una volta l’Unione Europea si rivela il principale nemico di sé stessa. Guidata da vecchi partiti, mai sazi di potere e piegati alle peggiori logiche burocratiche. Anche qui, come in Italia, servirebbe un vero Cambiamento che porti libertà e crescita, spazzando via le stantie incrostazioni di una classe dirigente ormai in declino.

 

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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