Green Deal 2050, l’Europa è davvero pronta?

Europa a impatto zero entro il 2050? È questo l’obiettivo del nuovo Green Deal Europeo. Se questo accadesse, di certo avrebbe una svolta positiva per le mille possibilità di sviluppo e lavoro. La Commissione sembra voler lanciare un messaggio chiaro e forte a tutto il mondo riguardo la questione del cambiamento climatico. Ma urlare il messaggio non basta. Servirà, infatti, affrontare numerose questioni insidiose prima di raggiungere un qualcosa di concreto, seppur minimo.

In primis, garantire i finanziamenti per le iniziative ricercate dall’accordo stesso sarà al quanto complicato. Ad aggravare la situazione saranno certamente le divergenze politiche e la resistenza di alcuni Stati membri dell’UE all’obiettivo finale. Di certo l’UE deve stare attenta a quale scelta fare. La situazione è delicata: si potrebbero scegliere vincitori sbagliati o, peggio ancora, optare per la minimizzazione dei costi per raggiungere un’economia a zero emissioni. In ogni caso, entrambi potrebbero ritorcersi contro.

Ma invece di concentrarsi solo su della burocrazia, l’UE dovrebbe pensare ad adottare un ambiente favorevole all’innovazione da un punto di vista normativo. Si dovrebbero sfruttare quegli elementi che assorbono il carbonio ed accettare in modo imparziale le nuove tecnologie e fonti di nuova energia.

In questo modo si può infatti raggiungere un’economia a zero emissioni anche prima il 2050, ma naturalmente questo solo attraverso azioni e non parole o burocrazia.

L’obiettivo è quello di raggiungere un’economia uguale per tutti, anche in termini di emissione entro il 2050.

Il Green Deal prevede di lanciare iniziative finanziare e politiche. La proposta politica mira a:

  • Raggiungere una riduzione delle emissioni dal 40% al 55% nel 2030 in Europa, e rendere l’UE a    impatto zero entro il 2050.
  • Estendere questo sistema di scambio di emissioni anche al settore UE marittimo, aereo, del traffico e della costruzione.
  • Introdurre una Carbon Border Tax per evitare la dispersione di emissioni.
  • Avviare un nuovo piano d’azione per l’economia circolare.
  • Creare una strategia per la biodiversità entro il 2030.
  • Concentrarsi sull’uso del “gas decarbonizzato e rinnovabile”, che sarà adottato per gli ultimi mesi del 2020 ed i primi del 2021.

In aggiunta, l’accordo vuole introdurre una “strategia di finanziamento verde”. Dove lancerà, nei prossimi dieci anni, anche un piano di investimenti per sbloccare 1000 miliardi di euro per un’Europa più sostenibile.

Tuttavia, queste politiche potrebbero portare a delle difficoltà dal punto di vista del mercato libero.

Le intenzioni non giustificano i mezzi.

Per ora, l’Europa sta adottando un piano interventista. Con l’uscita della Gran Bretagna, la Francia e la Germania si sono già prenotate per decidere il prossimo “vincitore ambientale”. Tuttavia, questa decisione è dannosa per l’economia in quanto le politiche ed i progetti sulle risorse ambientali non possono fluire solo verso un vincitore, ma al contrario dovranno fluire verso tutti i paesi.

Altro problema sono i costi molto elevati degli investimenti nelle ricerche delle innovazioni e nello sviluppo di nuove tecnologie. Infatti, sarà impossibile per l’Europa diventare a zero emissioni entro il 2050 senza uno sforzo economico colossale. Secondo il Material Economics, per esempio, nell’industria pesante come quella dell’acciaio e dei prodotti chimici, dovranno essere investiti tra i 40 ed i 50 miliardi di euro ogni anno per raggiungere l’obiettivo nel 2050. E questo vale solo per la ricerca, senza contare il resto.

Infine, l’Europa si sta allontanando da quello che era il modello iniziale basato sull’aiuto reciproco, e si sta trasformando in una realtà sempre più competitiva. Certamente, sarà molto più semplice per la Danimarca accettare questo nuovo deal dal momento che vanta una quantità elevata di energia rinnovabile. Rispetto alla Polonia, che invece sarà forzata ad abbandonare il carbone, nonché l’80% della sua energia (Financial Times, 2019) e ciò che tiene in vita la produzione di energia nel paese.

Per questi motivi, la Commissione Europea ha il dovere di essere pienamente a conoscenza delle sfide economiche che devono affrontare.

Quindi, ecco alcune alternative alle politiche economiche:

Sostenere la ricerca scientifica e tecnologica è cruciale per assicurare il raggiungimento di un’economia a impatto zero. Dunque, creare un ambiente normativo favorevole all’innovazione ed a qualsiasi tipi di finanziamenti. Insomma, un approccio di libero mercato.

Queste soluzioni si possono estendere ad investimenti in nuove tecnologie di cattura e conservazione di carbonio a prezzi accessibili, cosi da immagazzinare più energia rinnovabile possibile.

Non solo, ma i responsabili politici europei dovrebbero anche preoccuparsi della capacità di assorbimento del carbonio delle foreste, del suolo, degli oceani e di altri pozzi naturali (World Economic Forum, 2019), oltre che limitare le elevate emissioni di combustibili delle industrie.

Se da una parte le imprese pagano un prezzo adeguato ai danni ambientali causati, dall’altra è giusto che vengano ricompensati per la riduzione delle emissioni di CO2 anche per incentivarli a fare di più. Bisogna, inoltre, ricordare ed incoraggiare alla conservazione degli ecosistemi naturali, dal momento che sono la chiave per ridurre il cambiamento climatico.

A livello globale, invece, l’UE dovrebbe cercare di migliorare e rendere efficiente gli accordi sull’energia con gli Stati Uniti. In questo modo, l’Europa si allontanerebbe da una Russia aggressiva, e si concentrerebbe sull’uso di gas naturali.

Il Green Deal Europeo è un’iniziativa fondamentale, ma che ha bisogno di concentrarsi su iniziative e politiche realizzabili e favorevoli all’economia. Di certo, è un accordo complesso, costoso e pieno di barriere sociali. Per questo, l’Europa deve essere leale e sostenere tutti i paesi, adottando un approccio favorevole all’innovazione ed alla tecnologia.

 

Fonti:

Material Economics (2019). Industrial Transformation 2050: Pathways to Net-Zero Emissions from EU Heavy Industry

Financial Times (2019). Poland defies Brussels by vowing to stick to coal.

Epicenternetwork.eu (2020). Achieving a Carbon Neutral Economy by 2050

 

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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