In Papua vogliono un lavoro, perché vogliamo impedirglielo?

L’ipocrisia occidentale vuole impedire lo sviluppo delle aree come Papua dove gli abitanti chiedono opportunità e lavoro. Contro la nostra ipocrisia, raccontiamo la storia di Samuel e Rachel.

L’agricoltura può aiutare a eradicare la povertà nelle aree meno sviluppate? La risposta è sì. Samuel Maikea e sua moglie Rachel Derione possono garantirlo.

Questa coppia appartenente alla tribù Iwaro si è stabilita nel villaggio di Puragi, distretto di Sorong situato nella parte occidentale della Papua. Papua e Papua Occidentale sono le due province indonesiane più sottosviluppate come riconosciuto dalla stessa Repubblica in un decreto presidenziale del 2015. Mentre negli ultimi decenni il Paese recuperava velocemente il gap con l’Occidente, queste due aree separate geograficamente dall’isola principale rimanevano indietro.

Prima di stabilirsi lì nel 2017, Samuel e Rachel avevano uno stile di vita nomade. Samuel non aveva un lavoro stabile come la maggior parte degli altri abitanti Papuani, basando il proprio sostentamento su quanto offerto dalla natura. Mentre andava a caccia, sua moglie Rachel raccoglieva sago e vendeva diversi prodotti della foresta per guadagnarsi da vivere.

La fortuna di questa famiglia ha iniziato a cambiare in meglio dopo l’incontro con Mulyawan, un volontario della Paramitra Foundation nell’Agosto 2017 che ha insegnato loro alcune tecniche basilari di coltivazione. Da allora, la coppia, come molti altri abitanti di Puragi, ha iniziato a coltivare ninfee, arachidi, cavolo cinese, zucche e altri prodotti poi venduti ai villaggi vicini o al mercato. Il guadagno medio è passato da 500.000 a 2.500.000 Rp (valuta indonesiana) al mese.

Oggi Mulyawan non lavora più con le comunità locali di Puragi ed è stato sostituito da un giovane di nome Azhar Anas, laureato all’Istituto Bogor di Agricoltura. Anas racconta che nonostante gli insegnamenti di Mulyawan, la maggior parte degli abitanti del villaggio tendeva a rinunciare comunque all’agricoltura: “Quando sono arrivato, la maggior parte degli abitanti del villaggio non coltivava già più a causa di vari motivi. Abbiamo cercato di farli tornare a lavorare nei campi”.

Grazie a questo progetto di sviluppo agricolo, 51 famiglie possiedono terreni privati che hanno portato significativi cambiamenti nella vita degli abitanti del villaggio di Puragi.  “Queste famiglie hanno consolidato la propria indipendenza economica e sviluppato una prima forma di concorrenza. Se uno di loro vende un certo tipo di verdura, allora qualcun altro cercherà di fare di meglio nel fare la stessa cosa”.  I ricavi da questi campi agricoli costituiscono un reddito aggiuntivo per gli abitanti del villaggio, “Alcuni degli uomini qui ricavano le loro entrate principali lavorando in compagnie per la coltivazione delle palme da olio” spiega Anas.

Oggi la regione è infatti destinataria di numerosi progetti che coinvolgono anche le piantagioni di olio di palma. Molti investimenti, per la maggior parte privati, sono stati incoraggiati dal Governo indonesiano per risollevare la popolazione dal livello di povertà esistente.  Vicino al villaggio di Samuel e Rachel la società PT Permata Putera Mandiri (PPM), una sussidiaria della più grande PT Austindo Nusantara Jaya Tbk (ANJ), ha investito in una piantagione di 26.571 ettari di palme da olio seguendo rigidi standard di sostenibilità. ANJ ha, infatti, ritenuto fin da subito che lo sviluppo nella Papua Occidentale richiedesse un approccio diverso rispetto ad altre regioni dell’Indonesia. L’impegno principale è così diventato integrare le popolazioni locali con gli investimenti nella piantagione, dotandole prima degli strumenti per sviluppare un’economia locale basata sull’agricoltura e la diversificazione dei prodotti.

Questa storia è la risposta migliore alla domanda iniziale (l’agricoltura può aiutare a eradicare la povertà nelle aree meno sviluppate?) e alla peggiore ipocrisia Occidentale che vuole imporre la propria etica a scapito dello sviluppo economico altrui. Dal salotto di casa nostra gridiamo al boicottaggio dell’olio di palma senza nemmeno conoscere storie come quella di Samuel e Rachel e tanti milioni di piccoli coltivatori che sono riusciti ad emergere da una condizione di povertà e sottosviluppo. Sarebbe ora di lasciarli fare e smetterla di giudicare!

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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