Il sovranismo alimentare perde ancora

Il no dei cittadini svizzeri a un Referendum anti-scienza e progresso è la migliore notizia della scorsa settimana. Finalmente il farlocco sovranismo alimentare, che assomiglia sempre più al buonismo salutista, è stato respinto al mittente così come la retorica del piccolo orticello senza OGM, senza fertilizzanti e a km 0. Speriamo faccia scuola in Italia e in tutta Europa dove, ormai da troppo tempo, si portano avanti crociate dispendiose e contro gli interessi dei consumatori, illusi di trovare protezione nel proibire, vietare, regolamentare.

Ovviamente le ragioni del sì al quesito referendario proposto suonavano come un inno all’etica e alla sostenibilità. Veniva fornita la visione di un’agricoltura locale diversificata e sostenibile basata su aziende agricole a conduzione familiare, priva di OGM, con un’enfasi (del tutto FASULLA) sulla creazione di posti di lavoro e salari competitivi nella produzione alimentare. Non solo, prometteva trasparenza nel mercato interno, il calmieramento dei prezzi nell’anno 2019 per gli agricoltori. Infine, questa proposta scaturita dal Partito Verde Svizzero mirava a imporre ulteriori norme ambientali e sociali sulla produzione alimentare.

Tutte le iniziative richieste avrebbero avuto un peso enorme finale sia sui produttori sia sui cittadini. Come? Avrebbero inondato di burocrazia le imprese, costrette a produrre documenti su documenti per dimostrare il rispetto dei criteri fissati. Criteri che, è utile ricordare, in Svizzera sono già presenti e strettissimi. Avrebbero avuto un impatto pesante sul prezzo finale dei prodotti agricoli, con conseguente perdita di competitività e di potere d’acquisto per i consumatori. Avrebbero, infine, avuto un impatto negativo sul commercio internazionale, costringendo la Svizzera a rinegoziare la maggior parte dei trattati in vigore e rischiando pesanti sanzioni.

La maggior parte dei consumatori svizzeri ha dimostrato di non voler assolutamente sobbarcarsi questi costi diretti e indiretti. Consapevoli che si può mantenere un’agricoltura sostenibile e di qualità, senza ricorrere a forzature normative né a bandi pericolosi per l’economia. Sembra strano infatti che il Parlamento stia mettendo in discussione gli accordi con i Paesi del Sud Est Asiatico (Malesia e Indonesia) per la volontà di alcuni estremisti di discriminare l’olio di palma.

Come spesso accade, il consumatore si rivela più sveglio e pragmatico del governante. Il referendum sulla sovranità alimentare ne è un fulgido esempio e sembra dare un segnale forte contro quel consumerismo etico che negli ultimi 20 anni ha ammorbato la nostra politica, le nostre tasche e le nostre tavole. Speriamo si diffonda capillarmente e ci faccia ritornare ai sani principi del libero mercato e della libera scelta. Non solo contro il sovranismo alimentare, ma anche contro i divieti inutili e la cancerogena burocrazia nutrizionale.

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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