
Le merendine rischiano di causare uno scontro politico all’interno del Governo. La tassa sulle merendine è sbagliata. E’ liberticida, non è efficiente, genererà poco gettito, e soprattutto contraddice gli obiettivi di chi la propone. Per il Ministro dell’Istruzione dovrebbe essere una tassa di scopo per raccogliere fondi per aumentare il salario degli insegnanti. Più merendine si consumano meglio sarà.
Ma per lo stesso Ministro e alcuni dei suoi colleghi, a cui si aggiungono i salutisti – coloro che affrontano le questioni relative alla salute in modo ideologico e non affidandosi al metodo della scienza – si tassano le malvagi merendine perché sono la causa della crescente obesità tra i minorenni. La tassa serve a scoraggiare i consumi per cui il minor gettito generato è benvenuto. La contraddizione è evidente, così come la confusione per una parte del Governo.
Il gettito che possiamo ipotizzare sarà molto basso. Volendo caricare ciascuna merendina con 1 centesimo lo Stato incasserà poco più di 20 milioni all’anno. I consumatori sono infatti, circa 20 milioni per una media di due merendine la settimana. Naturalmente il gettito può aumentare moltiplicando il centesimo sul prodotto. Così facendo si ottiene l’effetto si di scoraggiare i consumi ma si rischia anche di incassare molto meno di quanto previsto. Si prospetta il solito trucco contabile per cui si mette a bilancio un entrata pur sapendo che si raccoglierà molto meno.
Essendo un aumento delle tasse impopolari, il Governo ha pensato di colpire un bene considerato pericoloso per la salute dei minori, contando sul sostegno morale e politico dei salutisti per i quali le merendine sono il male assoluto. Per loro le merendine sarebbero un’arma letale nelle mani delle multinazionali, mentre gli idilliaci alimenti fatti in casa/artigianali o raccolti dagli alberi o dalla terra sono quel bene eroico che rivoluzionerà la storia. E’ evidente che si affidano ancora a strumenti teorici obsoleti (storicismo) e si rifugiano nell’utopia di un mondo ideale. Mi preoccupa che a sostenere la tesi salutista vi sia anche il Ministro dell’Istruzione, che dovrebbe invece dimostrare di affidarsi al metodo sperimentale della scienza. Mi permetto di aiutarlo in questo percorso con una diagnosi precisa seppure limitata ai ritmi brevi di un quotidiano nell’era digitale. Sulla questione dobbiamo affidarci alla scienza e contrapporre all’illusoria utopia fatti e soluzioni percorribili attraverso la prova e l’errore che migliorano davvero la convivenza.
Si chiamano merendine perché hanno dimensioni limitate, cioè spuntini che dovrebbero fornire un giusto apporto calorico con zuccheri e grassi (6/7% del fabbisogno energetico giornaliero). Per avvelenarci le multinazionali dovrebbero venderci confezioni giganti. In Italia sono piccole, 35g contro gli 80g USA e i 60g UK, 157 kcal, due volte e mezzo in meno che nei paesi anglosassoni.
Non sono i bambini i primi consumatori, ma i maggiorenni per il 61% con bassa frequenza (2 a settimana). Con questi numeri quante risorse porterebbe un’accisa? Poche. I minori mangiano più frutta e yogurt (36,4%), e gelato (25,3%), che merendine (23,2%). I dolci della nonna, quelli fatti in casa, preferiti dai Salutisti, sono il 17%.
Nel Nord Italia i bambini consumano 2,2kg di merendine all’anno ma solo il 24,7 è in sovrappeso. Al Sud la relazione è 1,6kg e 38%; mentre al Centro è 2,1kg e 30,6. Le due variabili vanno in direzione opposta – almeno in Italia. Segue che le ragioni dell’obesità vanno ricercate anche altrove.
Il 75% dello zucchero che mangiamo lo prendiamo dai cereali, dalla frutta e verdura, e dal latte. Il 15–20% dal “cucchiaio” come dolcificante o con i dolci casalinghi o artigianali. Soltanto il 5–10% dalle merendine e bevande gassate. La pizza che è l’orgoglio italiano ha più calorie – 213 kcal – delle famigerate merendine (157 kcal), mentre un panino al prosciutto crudo di circa 40g ha 210 kcal.
Se la logica del Governo deve essere quella disperata ma fallimentare della tassazione gli suggerisco di perseguire strade più efficienti e tassare beni che porterebbero più introiti. Chi si prende la briga di tassare il Made in Italy della nonna? Eppure anche le nostre merendine sono prodotte in Italia da mani e macchine italiane, secondo i più alti standard di sicurezza.
Nonostante i fatti che ho elencato li smentiscano, gli ideologi della salute troveranno altre scuse. Per esempio, lo zucchero e i grassi fanno male a prescindere. Non sarà sufficiente confermare che lo zucchero contenuto in una merendina è di circa 8,8g (-20% in 10 anni) e i grassi saturi sono solo 3g (-20% in 10 anni), meno di quanto ne contiene la mozzarella o la crostata della nonna.
In sostanza il bignè della pasticceria sotto casa è più calorico delle merendine. Questi ideologi della nutrizione e della salute vogliono determinare il nostro gusto sulla base delle loro credenze religiose, spingendo le imprese alimentari a riformulare i prodotti eliminando gli ingredienti che non piacciono (vedi l’olio di palma) o aggiungendo quelli che sono erroneamente considerati migliori.
I fatti diagnosticati in Italia dimostrano che le ragioni dell’obesità sono altre, e che semmai è un problema di porzioni che infatti, qui da noi, sono ridotte. Proprio il caso italiano dovrebbe essere presentato all’OMS: porzioni più piccole senza toccare il sapore.