Un miglior futuro per l’Africa: come l’agricoltura sostenibile supporta gli SDGs

SDGs

Ci troviamo qui per l’ultima parte della storia di Padre Trinchero che, nel cuore dell’Africa Centrale, tra fame, miseria e guerra il suo lavoro ci indica la strada verso la prosperità e la sostenibilità ed il raggiungimento degli SDGs delle Nazioni Unite.

Padre Federico Trinchero, come abbiamo già raccontato, anche grazie ad una estesa piantagione di olio di palma sta aiutando centinaia di ragazzi africani a creare un’economia sostenibile e duratura. La visione e la solidarietà sono state al centro di questo progetto a lungo termine. Se la politica seguisse più spesso tale strada, molti problemi potrebbero essere risolti. Invece si preferisce ostacolare, a volte sminuire, l’operato degli uomini di “buona volontà” piuttosto che prenderli ad esempio.

Non è un caso infatti che l’opera dei Carmelitani a Bangui abbia valorizzato la coltivazione dell’olio di palma. Questa attività ha permesso così di assistere giovani uomini e donne in fuga dalla guerra, di inserirli in un sistema di produzione e lavoro concreto, e anche di fornire un contributo importante al raggiungimento dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite con il coinvolgimento dell’intera filiera. In particolare vengono così perseguiti tre goal:

  • Eradicazione della povertà;
  • Sviluppo sostenibile;
  • Eliminazione delle ineguaglianze.

Una catena di valori che include i Governi, le aziende, i piccoli coltivatori – come quelli guidati da padre Trinchero – i raffinatori fino ai consumatori.

Dopo la guerra civile del 2013, la missione di Padre Trinchero insieme alle chiese e alle parrocchie del territorio ha ospitato più di 200 mila sfollati in fuga dalla guerra e dalla miseria. Ciò ha permesso al progetto di avere risalto internazionale e attirare l’attenzione dell’organizzazione che conferisce i Premi Nobel e delle stesse Nazioni Unite – tramite la FAO. Venendo a conoscenza di questo percorso fatto di speranza e sostenibilità, la comunità internazionale ha deciso di inserirsi e contribuire con la fornitura di expertise e know-how. Dal 2018, la FAO provvede all’approvvigionamento della piantagione con nuovi macchinari e investe molto nella formazione tecnica agro-alimentare dei lavoratori.

Ci chiediamo, quindi, perché diverse ONG, alcune aziende alimentari europee, e addirittura alcuni parlamentari e funzionari della Commissione boicottano cosi ferocemente l’olio di palma?

Le ragioni sono molteplici e diverse, ma si riassumono semplicemente in tre:

  • ideologia ambientalista;
  • posizioni antiscientifiche;
  • interessi commerciali.

Le ONG che svolgono un importante lavoro di controllo, sono spesso animate da modelli ideologici di pensiero. Inseguono un mondo perfetto e non sono in grado di trovare un bilanciamento tra uomo e  natura, come invece sostiene Papa Francesco.

Padre Trinchero, durante l’intervista che ci ha concesso, non ha però nascosto le difficoltà della sua missione: 

  • i costi di gestione rimangono elevati; 
  • si soffre la concorrenza di oli a basso prezzo importanti da paesi esteri;
  • la comunità subisce i furti e i vandalismi notturni.

Il boicottaggio dell’olio di palma complica il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite e potrebbe penalizzare anche tutte quelle attività fondamentali per i Paesi in via di sviluppo, come la Repubblica Centrafricana. Chi discrimina l’olio di palma, anche attraverso l’uso incontrollato delle etichette “senza”, è responsabile di questo fallimento.

Bisogna continuare ad investire in agricoltura sostenibile, lo strumento migliore per sconfiggere la povertà e tenere sotto controllo i flussi migratori. Padre Trinchero questo lo ha capito. Le piantagioni di olio di palma sostenibile aiutano a promuovere lo sviluppo economico e sociale e a favorire la sostenibilità ambientale.

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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