
Cosa ne dite se su una buona bottiglia di Barbera o di Brunello venissero mostrate immagini di fegati distrutti, persone malate e altre orrende fotografie come già potete trovare sui pacchetti di sigarette? Vi farebbe piacere non vedere più quella bella etichetta bianca con il nome e lo stemma storico dell’azienda e le caratteristiche del vino perché l’hanno dovuta sostituire con immagini tutte uguali, standardizzate e senza identità?
Beh, presto tutto ciò potrebbe accadere. E a subirne le conseguenze sarebbero quegli stati che nel mondo occupano le prime posizioni per la produzione di vino e alcolici distillati. Fra questi, ovviamente, l’Italia.
Stando alle ultime indiscrezioni provenienti dall’Unione Europea, la Commissione presenterà la prossima settimana il tanto atteso report sull’etichettatura obbligatoria dei prodotti alcolici di consumo, come vino, birra, spiriti e superalcolici. Le nuove etichette dovranno essere standardizzate e presenti su tutte le confezioni col fine di indicare ingredienti e calorie del prodotto.
Luca Bertoletti di Consumer Choice Center, sostenitore di Campagne Liberali, che si occupa della tematica, afferma che questo potrebbe essere solo il primo passo di una campagna il cui punto di arrivo è adottare il plain packaging per tutti. Perché?
Perché la madre di tutte le battaglie delle associazioni salutiste e dello Stato-balia è agire paternalisticamente nei confronti del cittadino, considerandolo incapace di compiere una libera scelta. E così, con la scusa di tutelare la salute dei cittadini, stiamo subendo un’imposizione dietro l’altra su cosa fare della nostra vita, cosa acquistare, cosa mangiare e bere.
Poco importa se a pagarne le conseguenze, oltre ai consumatori privati ormai di ogni libertà, saranno i piccoli e medi produttori di vino e liquori italiani che difficilmente possono adempiere a tutte le richieste delle regolamentazioni nazionali e internazionali. Prima di tutto perché i costi di analisi, consulenza ed etichettatura finale sono ben più alti di ciò che si possa pensare. In secondo luogo perché ogni raccolta è differente rispetto ad un’altra e ciò significherebbe dover cambiare continuamente etichettatura per rimanere entro i limiti di legge.
Tabelle caloriche e morti sulle etichette del vino e degli alcolici? Siamo sicuri che sia il modo giusto per informare il cittadino, imponendo l’ennesimo obbligo e l’ennesima regola? Noi diciamo di no!
Se vuoi sostenere questa campagna promossa da Campagne Liberali e dal Consumer Choice Center scrivici all’indirizzo: info@campagneliberali.org