Tassiamo il tabacco per tutelare il parlamentare serio (in via d’estinzione)

Non c’è parlamentare che non voglia tassare il tabacco per cercare consenso in vista delle elezioni politiche 2018. Se passassero tutti gli emendamenti che introducono una nuova tassa sul tabacco una sigaretta costerebbe 10€.

Anche noi proponiamo di tassare il tabacco. Vogliamo raccogliere risorse da destinare ad un fondo a favore dei parlamentari rimasti con un po’ di ragionevolezza. Sarà la finanziaria, sarà il Natale, sarà la paura di non essere rieletti che non c’è parlamentare che non voglia tassare il tabacco per cercare consenso, rappresentare interessi legittimi ma illiberali, o semplicemente inseguire la fama, o peggio, visto che siamo nel 2018, l’utopia sovietica.

Succede solo in Italia. Siamo alla farsa. Se passassero tutti gli emendamenti che introducono una nuova tassa sul tabacco una sigaretta costerebbe 10€.

Nonostante la bocciatura incassata al Senato, alcuni parlamentari, fra cui qualche nome illustre (Cesare Damiano, Daniela Sbrollini, il super-renziano Federico Gelli), stanno provando a piazzare un emendamento alla Legge di Stabilità 2018 che aumenterà di nuovo le tasse sulle sigarette.

Alla Camera stanno fioccando i tentativi disperati di aumentare le imposte per finanziare non meglio specificate attività di prevenzione connesse alla salute (leggasi “mance o prebende”). Sembrano lontani i tempi in cui Renzi e la sua cricca inauguravano nuovi stabilimenti per la produzione di sigarette a Bologna. Quando il tabacco, allora, faceva gola per la creazione di 600 posti di lavoro da rivendere ai giornali, tanto che furono scritte leggi ad-hoc per spingere i nuovi investimenti e concedere sgravi fiscali ai nuovi amici. Oggi tutto a un tratto le sigarette non vanno più bene, non sono più “amiche” e devono essere punite insieme ai fumatori.

Che Parlamento strano che abbiamo. Cerca di risolvere i problemi e la mancanza di fondi per la Sanità aumentando le tasse. Come? Punendo il comportamento dei cittadini, come se vivessimo in un regime dittatoriale. E, soprattutto, ammiccando a nuovi amici, come le lobby del farmaco che grazie ad un emendamento firmato anche dai renzianissimi Gelli e Sbrollini dovrebbero essere beneficiarie di un fondo da 600 milioni (già bocciato al Senato dal Governo per mancanza di coperture reali) per i farmaci contro il cancro. Dove sta l’utilità pubblica e il rispetto dei diritti individuali in tutto ciò? Vengono spazzati via, a colpi di tasse e balzelli!

Si tratta dell’ennesimo provvedimento basato su scelte emozionali totalmente slegate dalla scienza e, soprattutto, dal buonsenso che dovrebbe spingere coloro che fanno le leggi. Anche perché se costruissimo tutte le regole sul principio della “punizione morale” dovremmo mettere tasse su tutto quello che ci circonda e che non corrisponde ai canoni scelti dallo Stato. Sinceramente, non ci sembra di vivere nell’URSS di Stalin, ma in una democrazia moderna fondata sulla libertà.

Questa tassa è destinata inesorabilmente a fallire. Ne abbiamo già scritto dal punto di vista tecnico, ma ci preme sottolineare l’incoerenza di questa politica sempre più disperata che, da un lato, dice che bisogna abbassare le tasse e difendere i cittadini da nuovi aumenti, dall’altro preferisce essere amico di alcuni interessi a scapito di quelli di chi dovrebbe votarli.

Il Parlamento dovrebbe servire per garantire le libertà dei cittadini, non per tartassarli e fare gli interessi delle case farmaceutiche. Se si volessero davvero aiutare i pazienti con patologie legate al cancro, i cittadini, il sistema sanitario e la ricerca le risorse potrebbero benissimo essere trovate tagliando i privilegi e gli sprechi pubblici. Non aumentando le tasse e comportandosi da Stato-Leviatano. Chissà però perché si predilige questa seconda strada?

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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