
L’agricoltura sostenibile è lo strumento migliore per sonfiggere la povertà e controllare l’immigrazione. Le piantagioni di olio di palma sostenibile aiutano a promuovere lo sviluppo economico e sociale e a favorire la sostenibilità ambientale.
Nel cuore dell’Africa, più precisamente nella Repubblica Centrafricana, il sarcedote Piemontense Federico Trinchero guida un progetto che impiega 500 giovani, sottraendoli ai gruppi armati, nella produzione di olio di palma. L’obiettivo è quello di sviluppare un’economia locale che crei occupazione, prosperità e benessere. Lo sviluppo economico locale è la migliore arma contro la guerra e per fermare il processo di migrazione verso l’Europa. Le piantagioni di olio di palma sono lo strumento.
L’olio di palma dunque come chiave di volta per il futuro di 500 ragazzi Africani. Storie come quella di Padre Trinchero si ritrovano in regioni meno fortunate del mondo come l’Indonesia o la Colombia.
Perchè proprio le piantagioni di Palma da Olio? Semplicemente perché sono le più produttive e le più sostenibili.
La filiera dell’olio di palma fornisce un contributo importante al raggiungimento dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite con il coinvolgimento dell’intera supply chain:
- Eradicazione della povertà;
- Sviluppo sostenibile;
- Eliminazione di ineguaglianze.
Una catena di valori che include i Governi, le aziende, i piccoli coltivatori – come quelli guidati da padre Trinchero – i raffinatori fino ai consumatori. Le stesse Nazioni Unite, tramite la FAO, hanno notato questa storia di speranza e sostenibilità, inserendosi e contribuendo al percorso di sviluppo fornendo expertise e know-how.
Ma allora, perchè le ONG occidentali, alcune aziende alimentari europee, e addirittura alcuni parlamentari e funzionari della Commissione boicottano cosi ferocemente l’olio di palma?
Le ragioni sono molteplici e diverse, ma si riassumono semplicemente in tre:
- ideologia ambientalista;
- ignoranza anti scientifica;
- interessi commerciali.
Le ONG che svolgono un importante lavoro di controllo, sono spesso motivate da ragioni unicamente ideologiche. Inseguono un mondo perfetto, ignorano la realtà, e non bilanciano come dice Papa Francesco, il rapporto uomo natura.
Molti soggetti coinvolti nella guerra all’olio di palma non si affidano al metodo scientifico. Seguono l’emotività, si emozionano per un piccolo orango, comprensibilmente, ma meno per un bambino che non ha mezzi per sfamarsi. Questa e’ l’Europa di oggi.
E poi ci sono soggetti imprenditoriali e multinazionali che hanno preferito non investire in filiere sostenibili per inseguire la facile via del guadagno facile – passando dall’olio di palma sostenibile ad oli meno sostenibili.
I claim “senza” sono ormai usati da anni sulle confezioni dei prodotti alimentari per illudere il consumatore. Come dimostrano gli ultimi dati però, i consumatori si sono accorti che non è così e le vendite dei “prodotti senza” sono iniziate a calare.
Il boicottaggio dell’olio di palma complica il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite. Chi discrimina l’olio di palma, anche attraverso l’uso incontrollato delle etichette “senza”, è responsabile di questo fallimento.
Come indica Papa Francesco quello tra uomo e ambiente è un bilanciamento delicato. L’olio di palma è, in questo momento, la coltura che garantisce maggiormente questo equilibrio. Grazie alle sue proprietà e alla sua elevata resa per ettaro, l’olio di palma è l’ingrediente migliore per ridurre la deforestazione. Migliore per tutelare la diversità.
Questo ingrediente ci permette di bilanciare il diritto di milioni di contadini a coltivare la terra con la preservazione della flora e della fauna. L’olio di palma è in questo momento, la coltivazione più sostenibile per garantire questo bilanciamento in alcune aree del Mondo.
Perciò invece che boicottarla dobbiamo sostenerne l’utilizzo responsabile. Per essere testimoni, sempre di più, di storie come quella di Padre Trinchero.
L’olio di palma, la sostenibilità, il futuro sono più forti dell’odio e della guerra civile tra cristiani e musulmani. Tante sfide e una certezza: questo ingrediente può garantire sia un futuro dignitoso a migliaia di persone che la preservazione della biodiversità. Bisogna continuare su questa via, quella della sostenibilità.