Il web e il caso «olio di palma». Lo stress test del cibo italiano

hands-1838659_960_720

Fino a poco tempo fa l’industria alimentare italiana pensava di dover fronteggiare solo sfide esterne quale un veloce incremento della quota di export oppure la lotta all’italian sounding. Adesso sta cominciando a capire che le si para davanti anche una sfida domestica: fare i conti con un consumatore che dispone di un mare di informazioni e che sta maturando un forte convincimento critico verso l’industria di trasformazione.

Secondo una ricerca Censis il 71,4% dei cittadini italiani è attento ai temi della sicurezza alimentare e il 40% vuole informazioni sui cibi perché sente parlare di contraffazione e se aggiungiamo che, soprattutto sul web, siamo inondati da «flussi tossici di informazioni che generano impatti negativi su cittadini, agricoltori e industria», il quadro è completo.

E serve anche a spiegare un iniziale disorientamento dell’industria alimentare, come testimonia la vicenda dell’olio di palma che ha visto alcune aziende (tra cui Barilla) scrivere su tutte le confezioni «senza olio di palma», altre (Galbusera) sottolineare la loro primogenitura — «senza olio di palma, da sempre» — e altre ancora, Ferrero, sostenere orgogliosamente il contrario.

Puoi leggere l’articolo completo su www.corriere.it

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.