Lo Stato-balia e le tasse ai tempi dell’olio di palma

Le tasse non passano mai di moda. Soprattutto se il loro obiettivo è colpire qualcuno o qualcosa. Le chiamano infatti “tasse di scopo” perché chi le progetta ritiene abbiano un fine talmente elevato da meritare che qualcuno paghi di tasca sua per raggiungerlo. Peccato che a ritenerle così utili siano solamente coloro che spendono il loro tempo a idearle. Chi paga, forse, è un po’ meno convinto di tutto questo zelo politico e intellettuale.

Negli ultimi giorni pare sia riemerso dalle spelonche parlamentari un disegno di legge che ci permetterà, finalmente, di poter spendere ancora più soldi per mangiare. Cosa dice questo ddl all’art.2? Che bisogna sopprimere l’aliquota Iva agevolata al 4% per i prodotti che contengono olio di palma e quella al 10% per i grassi idrogenati, portandola al 22%. Perché? Ovvio: incentivarne la sostituzione nei processi produttivi con altri oli che hanno migliori caratteristiche organolettiche (quali?) e ridurre, come d’incanto, l’obesità nei bambini.

La cosa buffa è che l’olio di palma è stato utilizzato proprio per evitare l’idrogenazione di altri oli e grassi in quanto presenta caratteristiche naturali adatte alla produzione industriale e di conseguenza non contiene grassi trans, particolarmente dannosi per la salute. Vederlo accomunato a questi all’interno di un atto legislativo, che propone aliquote inique per tutti, fa sorridere ed evidenzia la mistificazione della realtà alla quale andiamo incontro quotidianamente. Tanto più che le industrie si stanno già regolando secondo i parametri europei sui valori nutrizionali alimentari, in particolare sui grassi (vedere QUI), senza bisogno di spinte fiscali.

Riguardo al metodo sottolineiamo che tale modo di concepire l’educazione alla salute, calandola dall’alto e cancellando la libertà di scelta, non abbia mai portato frutti. Tantomeno consensi. Per lustri lo Stato ha provato a fare da balia ai cittadini con l’imposizione di una visione giusta del mondo, senza curarsi cosa ne pensassero o se vi fossero sentieri alternativi. E come ha svolto questo ruolo paternalistico? Tassando per disincentivare (e fare cassa). Il giochino è riuscito talmente bene che oggi l’Italia si ritrova inconsapevolmente piena di accise “di scopo”, ma col portafogli vuoto.

L’educazione alimentare e alla salute si coltiva con l’informazione e la corretta comunicazione, partendo dalle aule scolastiche per formare i più piccoli all’osservazione critica e alle buone pratiche. Non con l’imposizione fiscale che danneggia solamente il consumatore, il produttore e il distributore. L’inutilità delle tasse di scopo, soprattutto sul cibo, è testimoniata dai casi della Danimarca, dove la tassa sui grassi è stata ritirata dopo solo due anni in quanto inutile al raggiungimento degli scopi prefissati, della Francia, dove la tassa sugli zuccheri è stata bocciata dal 92% dei consumatori, e della Finlandia, dove la tassa sui dolci è stata ritirata in quanto contrastante con le norme comunitarie.

Perché non viene mai contemplata una strada alternativa alla vessazione del cittadino? Perché le tasse sono diventate l’unico scopo della politica? E, soprattutto, perché ve la prendete tanto con l’olio di palma? Insomma, perché fate a gara per toglierci la libertà di scelta?

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.