Mulino Bianco con sorpresa: senza olio di palma, ma con più grassi saturi

Per Barilla l’olio di palma è sicuro e più sostenibile di qualsiasi altro olio vegetale. Perché allora continua ad usare il claim “senza olio di palma”?

Quella contro l’olio di palma è una guerra commerciale che segue uno schema ben preciso e scorretto nei confronti del consumatore che abbiamo avuto modo di spiegare. Sono molte le industrie e catene commerciali ne hanno approfittato, contribuendo ad alimentare la campagna di demonizzazione fomentata da alcune imprese alimentari e della distribuzione per cercare di accaparrarsi i consumatori spaventati.

Su COOP e la grande distribuzione in genere ci riserviamo di tornare in modo più diffuso in seguito. Continuiamo a concentrarci per ora su Barilla, che dopo aver impiegato l’olio di palma per anni ed averlo difeso anche pubblicamente (guarda il video della conferenza “La verità, vi prego, sull’olio di palma”), nel 2016, dopo la pubblicazione del rapporto EFSA decide di abbracciare la crociata contro il famigerato olio tropicale abbandonandolo e argomentando la propria scelta con motivazioni così riassumibili:

  • Dicono che l’olio di palma faccia male per cui adottiamo il principio di precauzione.
  • Vogliamo ridurre i grassi saturi.
  • L’olio di palma non è sostenibile.

Per quanto riguarda l’ultimo punto, Barilla stessa, nel suo Report Sostenibilità 2017dimostra che tra gli olii vegetali quello di palma è il più sostenibile (come spieghiamo qui).

Perché gli preferisce l’olio di girasole alloraMotivi di sicurezza?

No, o almeno, non più, visto che la scorsa settimana, Paolo Barilla ha finalmente confermato che l’olio di palma è un ingrediente sicuro (strano che non lo abbia riportato praticamente nessuno, visto che ha affidato questa importantissima dichiarazione ad una nota agenzia di stampa. Chissa perché le buone notizie non fanno mai notizia!).

Ma del resto che l’olio di palma sia sicuro non può che essere verovisto che nessuna autorità competente ha mai nemmeno ipotizzato la sua messa al bando quale ingrediente alimentare per motivi di sicurezza. E che le aziende sono in grado di fornire, approvvigionarsi ed impiegare olio di palma praticamente privo di contaminanti.

Ma allora perché in Barilla, dove si è preferito investire 40 milioni di euro per la riformulazione dei prodotti, continuano ad esaltare l’assenza di olio di palma nei loro prodotti?

Sono consapevoli, cosi facendo, di denigrare un ingrediente e di fuorviare il consumatore che, spaventato dalla campagna di demonizzazione contro l’olio di palma, (di fatto, solo italiana) cerca rassicurazione nel claim “senza”?

In verità Barilla si giustifica sostenendo che togliendo l’olio di palma si riducono i grassi saturi e quindi si migliora il profilo nutrizionale dei prodotti. Per cui, ne deduciamo, il claim “senza” servirebbe ad informare il consumatore che il prodotto è meno grasso e quindi più salutare.

Sulla salubrità dei grassi saturi si potrebbe discutere a lungo, anche alla luce delle più recenti evidenze scientifiche che ne rivalutano il ruolo nella dieta. Potremmo anche discutere che il problema non è la quantità di grassi saturi nel singolo prodotto, ma la dieta complessiva che i consumatori seguono. Lo dice anche l’ISS.

Ma prendiamo per buona la vecchia teoria del “meno grassi saturi è meglio”, e chiediamoci, allora: sono sempre migliori i prodotti senza olio di palma?

La nostra risposta è NO. Ma non lo diciamo solo noi, lo dicono le ricerche in materia. Le linee guida suggeriscono a un soggetto sano un consumo quotidiano di grassi saturi di circa il 10% rispetto all’introito energetico complessivo. La fonte da cui derivano, invece, non ha importanza. Basti pensare che nella dieta italiana, alle spalle dei formaggi, carni ecc. tra i maggiori “contribuenti” di grassi saturi ci sono anche gli altri olii incluso l’olio di oliva. A causa del grande consumo che se ne fa.

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha riconosciuto che il claim “senza” rischia di fuorviare il consumatore: il claim “senza” ha senso ed è legittimo solo se si può dimostrare un miglioramento significativo sia dal punto di vista nutrizionale sia da quello ambientale, e spetterebbe alle autorità di controllo verificare se tali condizioni esistono.

Certo sarebbe ora che lo facessero, perché di casi strani ce ne sono parecchi. Lo abbiamo già dimostrato con il nostro studio (leggilo qui).

Ma i prodotti “senza” del Mulino Bianco Barilla dimostrano questo miglioramento significativoIn alcuni casi sì, in molti altri no, e ve lo dimostriamo con un esempio.

Nel caso del tanto reclamizzato Cornetto al cioccolato Mulino Bianco di Barilla questa superiorità non si verifica né sotto il profilo ambientale (leggi il nostro articolo) né sotto quello nutrizionale. Il contenuto di grassi saturi dei cornetti in questione infatti è superiore alla media degli altri prodotti analoghi sul mercato.

Nelle tabelle di riferimento, che vi mostriamo di seguito, la media dei grassi saturi per i prodotti “MERENDINE TIPO PASTA SFOGLIA”, di cui i Cornetti al cioccolato fanno parte, è di 10,9 gr. su 100 gr., mentre per i grassi totali è di 21 gr. su 100 gr.

Grassi saturi delle merendine tipo pasta sfoglia

Il Cornetto al cioccolato Mulino Bianco (Barilla) riporta nella propria tabella nutrizionale 23,5 gr. di grassi su 100 di prodotto, di cui 12,5 sono saturi, utilizzando olio di girasole e cocco. È evidente dunque che supera abbondantemente le medie di riferimento per la categoria merceologica di riferimento, a prescindere dalla presenza o meno di olio di palma.

Ma c’è di più. Nel nostro studio comparativo, pubblicato nel 2017, abbiamo confrontato diversi cornetti e merendine tipo pasta sfoglia (leggi lo studio qui). Cosa abbiamo scoperto?  Molti di questi prodotti che tutt’ora contengono olio di palma hanno una quantità di grassi saturi inferiore a quelli, come i Cornetti al cioccolato Barilla, che invece lo hanno sostituito evidenziandone l’assenza con il claim e pubblicizzando la riformulazione a gran voce.

In effetti non c’è da sorprendersi, visto che l’olio di palma non è semplicemente stato eliminato, bensì sostituito con altri olii e grassi, e che i grassi saturi sono contenuti anche in molti altri ingredienti (come il burro, l’olio di cocco, il burro di cacao, il burro di karitè, l’olio d’oliva).

Quindi ricapitolando, i Cornetti al Cioccolato:

  1. Non sono migliori per l’ambiente (leggi qui).
  2. Non sono più sicuri, perché il problema dei contaminanti riguarda tutti gli oli vegetali, infatti il nuovo regolamento comunitario ora fissa limiti per tutti.
  3. Non sono più magri, visto che contengono più grassi saturi della media e persino dei prodotti simili contenenti olio di palma.

A questo punto ci dovremmo domandare: ma allora cosa vuole comunicare il claim “senza olio di palma” sui Cornetti al Cioccolato?

Ve lo diciamo noi: NIENTE a parte la sua ASSENZA che per legge è rilevabile dalla lista degli ingredienti.

Vale come il SENZA OGM sulle bottiglie di acqua minerale.

La decisione, dunque, di continuare a vantare l’assenza di olio di palma si conferma sempre più una scelta di marketing ben congegnatapeccato sia fuorviante per il consumatore, che invece attribuisce a tale informazione una valenza che non ha. Come hanno ampiamente dimostrato ricerche a livello europeo.

Barilla, come tutte le industrie alimentari e le catene, è certamente libera di usare gli ingredienti che preferisce, anche di eliminare l’olio di palmaNon ha però il diritto di discriminare un ingrediente che ha usato fino a ieri, per fini evidentemente commerciali. Per di più contraddicendosi.

Nessuno ammetterà mai che la scelta di sostituire l’olio di palma sia stata dettata da opportunità di marketing o problemi tecnici e che la tutela del consumatore era solo un pretesto, ma il gioco è bello quando dura poco…

L’olio di palma è sostenibile e sicuro, lo dice Barilla stessa. Non si può fuorviare il consumatore, lo dice invece la legge. Perché non rinunciare al claim “senza” e usare altre formule meno fuorvianti? Perchè se proprio si vuole, non evidenziare semplicemente “con”, come ormai fanno altri noti operatori ?

Il principio di precauzione non è prerogativa delle aziende, ma delle istituzioni preposte alla tutela della salute pubblica. Questo concetto abbiamo provato a spiegarlo anche a COOP che, come è noto, spesso si sente un’istituzione. In uno stato parallelo però, fatto di privilegi.

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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