Olio di palma al voto in Europa: nessun bando né allarmismo

Attenzione però a tutelare i cittadini e il libero commercio

Il 4 aprile sarà una data importante per l’olio di palma in Europa. Il Parlamento, in sessione plenaria, sarà chiamato a votare su di un documento, già approvato in Commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare, che prevede alcune linee guida per il commercio, l’uso e la lavorazione dell’olio di palma nell’Unione Europea, e non solo.

Fra le note positive del documento sicuramente vi è, al contrario di quanto dicono gli eletti a 5 Stelle, un razionale riconoscimento che l’olio di palma non sia la causa di tutti i mali di cui è stato incolpato. Al contrario, al paragrafo 6, si ammette che le altre colture da olio sono meno sostenibili e hanno un impatto maggiore sull’ambiente in termini di resa, risorse energetiche, acqua e pesticidi. Inoltre viene riconosciuto come sia una fonte di reddito fondamentale per le popolazioni locali che, anche grazie alle palme da olio hanno visto aumentare le proprie condizioni di vita uscendo dalla soglia di povertà.

Qualche riconoscimento viene concesso anche al mondo dell’industria che si è impegnata a perseguire la via più sostenibile negli approvvigionamenti, pur con miglioramenti da compiere. La Commissione invita poi le aziende, i governi e i consumatori a lavorare insieme per raggiungere alti standard di certificazione.

D’altra parte alcuni aspetti della valutazione fatta dall’ENVI (la Commissione Ambiente) risultano oscuri se non imparziali. In particolare, alcuni paragrafi sembrerebbero andare in senso opposto alle regole generali del commercio internazionale, generando potenziale discriminazione e violazioni di sovranità. Come nel paragrafo 47, dove si chiederebbe di imporre barriere e tariffe doganali in base alla sostenibilità del prodotto secondo criteri non meglio specificati. Va segnalato però che la richiesta di applicare balzelli e tasse sui prodotti a base di olio di palma è già stata impugnata in passato e i ricorrenti hanno sempre vinto contro i proponenti. In più non vi è traccia di questi standard di sostenibilità che dovrebbero essere frutto di un accordo.

Infine, segnaliamo la comparsa di una manina invisibile verso la fine del report. Proprio al paragrafo 83, in tema di biocarburanti, la Commissione parlamentare propone un bando all’importazione e all’uso dell’olio di palma nella produzione di energia, già di per sé discriminante. Ma non si limita a questo suggerimento. Consiglia anche di rimpiazzarlo con colture prodotte in Europa come l’olio di colza e di girasole.

Le carte sembrano scoperte. La battaglia non sembra più in favore di un ideale o di un mondo migliore. Sembra piuttosto un pretesto per favorire l’uso di oli commercialmente concorrenti del palma. Guarda caso vengono citati alla fine, in una raccomandazione molto specifica. Dunque, quando sentiremo parlare di ambiente, salute, foreste ricordiamoci che questa è soprattutto una guerra di interessi. Come in un’equazione, se si toglie da una parte è necessario aggiungere dall’altra. Meno olio di palma, più girasole e colza.

Non giudichiamo la (in)competenza dei nostri rappresentanti sulle questioni commerciali, i testi parlano da soli; però abbiamo voce in capitolo, come consumatori, riguardo l’essere presi in giro. Promuovere un prodotto invece di un altro in sede legislativa, mascherandolo come atto dovuto verso la salvezza dell’umanità, significa cercare di fare fessi i cittadini che pagheranno per ultimi, come sempre.

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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