Palm oil and blood lipid–related markers of cardiovascular disease: a systematic review and meta-analysis of dietary intervention trials

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Il ruolo degli acidi grassi saturi nel determinare un aumento del rischio coronarico è stato ridimensionato, negli ultimi anni, da una serie di evidenze, e in particolare da una metanalisi che non ha riscontrato alcuna associazione tra il loro consumo e la probabilità di incorrere in un infarto di cuore o un ictus cerebrale. Il consumo di grassi saturi di origine lattiero casearia, in particolare, sembrerebbe poco correlato con il rischio, mentre per l’acido palmitico, il principale acido grasso dell’olio di palma, le evidenze sono meno univoche.
La metanalisi di autori italiani qui discussa affronta sistematicamente il ruolo dell’acido palmitico dietetico e della sua correlazione con il rischio cardiovascolare. I risultati sono sufficientemente chiari: gli effetti della sostituzione con acido palmitico dei diversi acidi grassi sono variegati, e complessivamente non di segno univoco. Il profilo di rischio cardiovascolare tende a ridursi se a essere sostituiti con l’acido palmitico sono gli insaturi a conformazione trans, mentre se a essere sostituiti sono i mono- o i poli-insaturi si osservano sia effetti sfavorevoli (aumento del colesterolo LDL) che favorevoli (aumento del colesterolo HDL). Complessivamente la metanalisi ridimensiona i possibili effetti sfavorevoli dell’uso alimentare di olio di palma e dei suoi derivati.

Lo studio è stato realizzato da: Elena Fattore, Cristina Bosetti, Furio Brighenti, Carlo Agostoni e Giovanni Fattore.

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