Giù le mani da Colombo: il valore della scoperta

Gli esploratori come il navigatore genovese, a differenza dei Vichinghi, cominciavano a seguire il metodo sperimentale, anticipando la maturazione della scienza moderna.

Molte scoperte avvengono per caso. La penicillina, i fiammiferi e anche l’America. Quello che fu il nuovo mondo fu scoperto da Cristoforo Colombo per caso, come sanno anche i bambini. Prima che Colombo ci incappasse vi erano però transitati altri navigatori, come ad esempio i vichinghi. Per quel che conosciamo, però, Colombo ci arrivò sì per caso ma nel tentativo dichiarato di trovare una nuova via per raggiungere l’India. E così avrebbe dimostrato che la terra era circumnavigabile. Colombo non era uno scienziato alla Galileo o Leonardo per intenderci, ma un esploratore come furono Giovanni Caboto (che nel 1497 arrivò in Nord America) e più tardi Ferdinando Magellano.

Gli esploratori come Colombo cominciavano a seguire il metodo sperimentale, anticipando la maturazione della scienza moderna che finalmente avrebbe scalzato la stregoneria mettendo l’umanità di allora nelle condizioni di dare un’accelerata importante allo sviluppo tecnologico oltre che alla comprensione del mondo. Qui sta la differenza tra Colombo e i Vichinghi, o chiunque passò per l’America prima dell’esploratore genovese. Colombo stava sperimentando, non stava andando a caso, seguiva invece l’istinto e la curiosità che sono caratteristiche importantissime anche degli scienziati. Colombo aveva un’ipotesi chiara in testa e la stava verificando. E nel fallimento della sua ipotesi, cioè non più nella verifica, ma nella falsificazione, ha trovato un’altra conclusione, non più l’India ma l’America.

 

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Pietro Paganini

Liberale classico e montessoriano. Professore Aggiunto in Business Administration presso la John Cabot University di Roma. Fondatore e Curiosity Officer di Competere – Policies for Sustainable Development – una piattaforma di professionisti che produce analisi e ricerche per innovare i processi produttivi. Fondatore e Segretario Generale dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati. Editorialista per La Stampa, ha pubblicato per diverse testate nazionali ed internazionali tra cui il WSJ, il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore.

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