Coinvolgere i cittadini nel dibattito costituzionale

Da 25 anni non c’è più dibattito politico che non sia sceneggiata demagogica. Quindi non stupisce che oggi sia arduo dibattere sul taglio dei parlamentari. Cioè sulla proposta di legge costituzionale 1585-B voluta dal M5S, arrivata alla terza lettura nell’epoca giallo verde, già calendarizzata per settembre alla Camera prima dell’improvvisa crisi salviniana e che è stata un punto irrinunciabile del M5S per il Conte2. Il PD in aula si è sempre opposto. All’inizio della crisi continuava ad urlare contro, ma poi ha preso realisticamente atto che, per fare un governo, era impossibile rinunciare alla larga maggioranza relativa di parlamentari del M5S. Dunque ha scelto un assenso con una aggiunta.

Scrive il punto 10 del programma di governo: “È necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, la riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale. In particolare, occorre avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso in sede parlamentare, del sistema elettorale”.

Dunque la proposta 1585-B verrà approvata in quarta lettura (prima di Natale). Del resto, sul tema le proteste erano eccessive. Perché la motivazione dei 5S – il risparmio economico – è debole, ma dire che ridurre i parlamentari corrode la democrazia parlamentare a favore della piazza, è demagogia pregiudiziale pro eletti in carica e aspiranti. Molti parlamenti democratici, a livello internazionale, hanno numeri inferiori a quelli italiani. Tra l’altro, ridurre il numero (115 senatori e 230 deputati), con il suo risparmio economico porrà fine alle polemiche contro il coacervo degli emolumenti parlamentari (folli perché negatrici del grande rilievo democratico della funzione degli eletti). Ed inoltre tiene conto del disagio dell’opinione pubblica verso una categoria che negli ultimi tempi non si è presa abbastanza cura dei cittadini.

La vera difficoltà nell’applicare il punto 10 sta nelle parole successive ad “avviando contestualmente”.

Occorrerebbe un ampio dibattito pubblico sul come farlo a seconda dei risultati da raggiungere. Per ora non si vede. Trascurando i tentativi per dilazionare l’approvazione definitiva della proposta del M5S (quasi non fosse un punto irrinunciabile), non c’è un dibattito trasparente nel merito di come fare cosa.

Stando alle voci in giro, il PD maschera l’inedito appoggio al taglio con una strategia per nulla scandalosa nelle riforme proposte: in sostanza altre riforme Costituzionali, introduzione sfiducia costruttiva, meno delegati delle Regioni per eleggere il Presidente della Repubblica, i Governatori regionali partecipi dei dibattiti al Senato in materia, fiducia al governo in seduta congiunta delle Camere. Solo che, per mascherare meglio, vorrebbe che l’entrata in vigore di queste nuove riforme proposte fosse contestuale a quella del taglio dei parlamentari.

Arrivare a ciò è complicato. Infatti il taglio sarà approvato a settimane. Pubblicata l’approvazione sulla Gazzetta Ufficiale, ci saranno tre mesi per chiedere il referendum ex art.138 e così siamo ai primi maggio. Il Consiglio dei Ministri ha 60 giorni per deliberare il referendum, poi indetto dal Presidente della Repubblica in un giorno tra il 50° e il 70°. Siamo al massimo a settembre 2020. Il PD cita la norma per svolgere i referendum (351/70, art.15) che da facoltà al Presidente della Repubblica di ritardare 6 mesi un referendum qualora sia stata pubblicata in Gazzetta un’altra legge per cui decorrano i tre mesi per un altro referendum ex 138.

In conclusione, all’incirca fino a metà estate 2020 è il tempo utile per la pubblicazione in Gazzetta delle modifiche costituzionali del PD descritte sopra e tenere insieme i due referendum.

A parte i tempi ridottissimi, l’importanza della materia e il rilevo delle modifiche vietano che manchi un pubblico dibattito. Oltretutto mentre la posizione del M5S è facilmente comprensibile (e difendibile), l’altra strategia è assai macchinosa. Per cui è probabile che il referendum sul taglio finirà per precedere quello eventuale sulle altre modifiche costituzionali del PD.

Ma non è finita. Resta la grande questione della riforma del sistema elettorale. Sulla quale non c’è un aggiornato dibattito civile circa l’obiettivo. Decisivo per la libertà dei cittadini. Per ora è certo che il taglio del numero dei parlamentari fa crescere la percentuale dei voti per essere eletti. Ed essendo l’attuale sistema un misto tra maggioritario e proporzionale, molti premono per il riequilibrio e il ritorno ad una distribuzione proporzionale, senza però dirne il meccanismo. Specie nel PD. Però non tutto il PD. Prodi è contrario all’abbandono del maggioritario. Io sono stato tra i promotori in Cassazione del referendum poi vinto nel 1993 per introdurlo. E resto di quell’avviso. Ma constato che, dopo, il maggioritario è stato distorto. Non più un meccanismo di spinta a formare coalizioni programmatiche mutevoli tra le quali il cittadino avrebbe scelto ogni volta, bensì un modo per cristallizzare lo scontro tra i due partiti numericamente più forti ed ingabbiare il cittadino, la democrazia bipolare. E la democrazia bipolare, in specie in caso di collegi elettorali molto vasti come in Italia, è un pericolo oggettivo per la democrazia rappresentativa fondata sui cittadini, perché li priva della scelta. Al punto che si è anche arrivati al sistema illiberale delle liste bloccate. Insomma non ha senso dire maggioritario o proporzionale senza previo dibattito che chiarisca quale sistema elettorale si vuole adottare in concreto.

In conclusione, il punto 10 del programma di governo è chiaro nello stabilire il taglio dei parlamentari. Ma la mascherata che segue in chiave palingenetica, dovrà passare dal confronto pubblico e non solo tra addetti al ramo.

Tale confronto sarà di genere opposto rispetto al referendum abrogativo pregiudiziale di parte della legge elettorale esistente, concepito dai sovranisti contro la democrazia rappresentativa.

Campagne Liberali è un'associazione di cittadini che difende la libertà di scelta e promuove il metodo scientifico.

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