Mirko Busto, il Movimento 5 Stelle e il Made in Italy all’olio di girasole

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Mirko Busto è il grillino più accanito contro l’olio di palma. Testimonianza di ciò si può trovare nel suo blog ufficiale in cui 7 dei primi 14 articoli che potete trovare nella homepage sono su questo argomento. Recentemente però ne ha postato uno ripreso dal Biologo dell’Università di Tomk in Russia Roberto Cazzolla Gatti, ambientalista convinto e documentarista freelance come si può leggere nella sua bio.

In questo articolo i due si accaniscono contro la Ferrero che sta rivendicando in questi giorni la sua scelta di continuare coerentemente a utilizzare l’olio di palma per varie ragioni compreso l’elevato grado di sostenibilità che ha raggiunto negli anni riguardo la provenienza della materia prima che troviamo nei suoi prodotti. Sostenibilità, ricordiamo, elogiata anche da due organizzazioni tutt’altro che docili come Greenpeace e WWF.

A parte una sequenza di motivazioni sull’impossibile sostenibilità di qualsiasi tipo di olio di palma, nonostante le varie certificazioni esistenti e nonostante l’appoggio delle organizzazioni ambientaliste fra le quali WWF che ha anche pubblicato un libro di Cazzolla Gatti “Da noi i tuoi rifiuti diventano… albero”, WWF Ed., preme sottolineare un’accusa in particolare che viene mossa contro le aziende che usano l’olio di palma.

L’accusa recita: “Perché Ferrero dice che l’olio di palma è perfetto per esaltare il gusto dei nostri prodotti e renderli così cremosi? […] Perché pensa che le aziende olivicole italiane non beneficerebbero di quel tanto decantato “Made in Italy” di un prodotto che si fregia della sua lunga storia, di rappresentare l’italianità nel mondo, e che invece di usare olii italiani a basso impatto ambientale, i quali sosterrebbero la morente agricoltura nazionale, acquista dall’Asia oli tropicali più saturi, meno benefici per la salute e, certamente, causa di distruzione delle foreste tropicali.

Interessante considerazione. Se si va infatti a guardare con cosa le aziende come Barilla e le catene come Coop hanno sostituito l’olio di palma nei propri prodotti si noterà che è stato sostituito massicciamente con olio di mais e di girasole. Ma siamo sicuri che ne beneficiano le aziende olivicole italiane?

Prendiamo il caso del girasole e utilizziamo dati oggettivi. Busto e Cazzolla Gatti parlano di favorire il girasole made in Italy, ma stando ai numeri ufficiali i veri beneficiari della sostituzione del palma sono le multinazionali che producono olio e semi di girasole e che provengono da Ucraina, Russia e Turchia. Insieme detengono oltre il 50% della produzione mondiale e rappresentano quasi il 70% dell’olio di semi di girasole utilizzato in Italia per circa 540.000 tonnellate all’anno. Il fabbisogno totale italiano ammonta circa a 410 milioni e 200 mila litri per un giro d’affari notevole visto il costo del girasole rispetto al palma (più di e in forte aumento visti i recenti sviluppi: le importazioni di olio di semi di girasole sono aumentate del 25% negli ultimi 5 anni).

Dunque dov’è il Made in Italy nei prodotti senza olio di palma se utilizzano soprattutto olio di girasole importato dalla Russia e dall’Ucraina? Stesso discorso si potrebbe fare per gli oli di mais e di colza, ma stranamente a Busto e Cazzolla Gatti è sfuggito questo particolare. Loro sì che promuovono il vero ‘Made in Italy’!

 

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