Fake news: come individuarle nelle etichette alimentari? Parla Maria Vincenza Chiriacò (CMCC)

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L’evento del ForFreeChoice InstituteFake news e bufale nelle etichette alimentari. Il grande inganno del “senza“, tenutosi il 21 marzo presso la Camera dei Deputati, è stata un’importante occasione per riflettere sulle informazioni che i consumatori ricevono dalle etichette e dai claim alimentari. In particolare quelli “senza”. Tra gli speaker del dibattito era presente anche la Dott.ssa Maria Vincenza Chiriacò ricercatrice ed esperta di sostenibilità ambientale del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici che ha parlato alla testata giornalistica Icona News del legame tra sostenibilità, cibo e messaggi sulle etichette.

Possiamo essere sicuri e prendere per assodato tutti i messaggi veicolati sulle confezioni dei prodotti o si tratta di fake news a volte? No, perché molti possono essere ingannevoli (a parte le informazioni nutrizionali, ovviamente).

Qui riprendiamo un estratto della intervista di Icona News a Maria Vincenza Chiriacò.

I: Cos’è il grande inganno del “senza”?

MVC: “Uno dei claim che si trova sempre più frequentemente sui prodotti alimentari è quello del “senza qualcosa”. Ci siamo chiesti quale messaggio portasse questo “senza qualcosa”. Dal dibattito è emerso che non c’è grande consapevolezza nel consumatore finale. […] Dietro il claim “senza” si nasconde quindi spesso una scarsa consapevolezza da parte dell’acquirente di quel che sta comprando.”

I: L’olio di palma, che negli ultimi anni, è stato al centro di molte polemiche. Cosa ci può dire in merito?

MVC: “Su molti prodotti del settore agroalimentare italiano abbiamo visto comparire il claim “senza olio di palma”. Dal punto di vista ambientale, questo però non vuole dire niente. Si tratta praticamente di una non-informazione. Dovremmo chiederci, invece, questo: l’olio di palma è stato sostituito con qualcosa? Se sì, con cosa è stato sostituito? Dovremmo andare a vedere qual è l’impatto ambientale dell’olio di palma e confrontarlo con l’impatto ambientale dell’olio o del grasso col quale è stato sostituito. […] Quel che ci si aspetta è che, siccome l’olio di palma ha rese elevate, se oggi esso venisse coltivato con tecniche sostenibili (che non prevedano, cioè, la deforestazione), probabilmente avrà un impatto minore degli altri (oli, ndr) grazie al fatto di poter avere grandi quantità di prodotto su una piccola superficie. Quindi spostandoci su un altro olio, che va a sostituire l’olio di palma (come l’olio di colza, di girasole o di mais o altri), si può correre il rischio di dover avere ancora più terra a disposizione. Quindi, utilizzando altri oli al posto dell’olio di palma, probabilmente andremmo a spostare, e forse ad amplificare, il problema. Ecco perché un’adeguata consapevolezza da parte del consumatore finale risulta di fondamentale importanza“.

Morale della favola: attenti alle etichette, ma soprattutto alle fake news in ambito ambientale. Parola di esperto!

È possibile leggere l’intervista completa QUI.

 

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